MUSICA E POESIA
La visione che abbiamo della poesia è parziale e legata alla conoscenza frammentaria dei testi, persi a causa dei numerosi incendi che hanno distrutto biblioteche importanti (come quella di Alessandria), e a causa dell’imposizione di canoni medievali che favorirono altri generi, come la prosa filosofico-teologica. Nella concezione contemporanea la musica si divide principalmente in due grandi sottogruppi, che possono anche essere fuorvianti per via dei loro nomi: la musica popolare, che rappresenta la grande maggioranza della musica prodotta, tra cui cantautorato, rap, metal, rock, e pop, e la musica colta che comprende la musica neoclassica, il jazz (paradossale vista la sua origine) e la musica antica, anche quella popolare (dai primi compositori conosciuti, alla musica classica del primo novecento). Nonostante la musica “colta” sia sempre stata considerata una forma d’arte, numerosi capolavori che ne fanno parte, come alcuni “lieder” del periodo romantico, sono considerati eccezionali solo musicalmente, poiché il valore del testo è sottovalutato.
Potrebbe sembrare assurdo pensare quanto la musica e la poesia siano state indissolubilmente legate, tuttavia è innegabile che questo collegamento non solo esista, ma che sia anche parte essenziale della sua fruizione: la poesia greca, ad esempio, nasce accompagnata dal flauto ed il suo sviluppo può essere definito proprio attraverso gli strumenti che si affiancavano al testo.
Oltre alle varie trasposizioni di testi antichi con il fine di cercare di emulare il contesto originale dell’opera, in che modo poesia e musica possono fondersi al giorno d’oggi?
Personalmente ritengo che siano principalmente due i metodi utilizzati da cantanti e parolieri (figure che possono anche coincidere) per rendere poetica la propria musica:
L’esempio più famoso di poesia musicata è l’album “Non all’amore, non al denaro né al cielo” di Fabrizio De André, che ha sapientemente rielaborato alcune delle più belle poesie dell’Antologia di Spoon River.
“Mai più mi chinai e nemmeno su un fiore
Più non arrossii nel rubare l'amore
Dal momento che Inverno mi convinse che Dio
Non sarebbe arrossito rubandomi il mio
Mi arrestarono un giorno per le donne ed il vino
Non avevano leggi per punire un blasfemo
Non mi uccise la morte, ma due guardie bigotte
Mi cercarono l'anima a forza di botte
Perché dissi che Dio imbrogliò il primo uomo
Lo costrinse a viaggiare una vita da scemo
Nel giardino incantato lo costrinse a sognare
A ignorare che al mondo c’è il bene e c'è il male
Quando vide che l'uomo allungava le dita
A rubargli il mistero di una mela proibita
Per paura che ormai non avesse padroni
Lo fermò con la morte, inventò le stagioni
Mi cercarono l'anima a forza di botte
E se furon due guardie a fermarmi la vita
È proprio qui sulla terra la mela proibita
E non Dio, ma qualcuno che per noi l'ha inventato
Ci costringe a sognare in un giardino incantato
Ci costringe a sognare in un giardino incantato
Ci costringe a sognare in un giardino incantato”
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Prima mi condannarono per disturbo della quiete pubblica,
Non essendoci legge contro la blasfemia.
Poi mi rinchiusero come demente E di botte m'ammazzò una guardia, un cattolico. Eccovi la mia offesa:
Dissi che Dio mentì ad Adamo, destinandolo ad una vita da scemo.
Ignaro che al mondo v'era il male ed il bene.
E quando Adamo lo mise nel sacco mangiando la mela
E comprese la menzogna,
Dio lo cacciò dall'Eden per tenerlo lontano Dal frutto della vita immortale.
Per l'amor di Dio, gente assennata.
Ma se lo dice Dio stesso nel libro della Genesi?
"Il Signore Dio disse allora: 'Ecco, l'uomo È diventato come uno di noi'" (un po' invidioso, vedete),
"'Quanto alla conoscenza del bene e del male'" (smascherata la bugia che tutto è bene)
'"Che ora egli non stenda la mano e non prenda Anche dell'albero della vita, ne mangi e viva sempre!'.
Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden."
(Il motivo per cui Dio ha crocifisso il Suo Stesso Figlio, credo,
Per uscire da un dannato pasticcio, è che Lui è fatto così)
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Si può notare facilmente quali modifiche siano state apportate da De André per rendere la poesia più adatta alla trasposizione musicale, e come non solo il contenuto, ma anche la forma poetica siano rimasti inalterati: il testo del brano di De André è una poesia.
L’autore non sempre decide di limitarsi a rielaborare un testo poetico già esistente, ma, in alcuni casi, come nelle canzoni di Murubutu o Rancore, la poesia nasce essenzialmente dalla struttura del testo e dall’espressività del contenuto, senza dover necessariamente ricorrere ad opere già esistenti. In tutti i casi si può rintracciare una metrica ben precisa, come gli endecasillabi (1), l’alternanza di ottonari ed endecasillabi (2) e le ottave del testo (3).
-(1)
Iniziare non vuol dire che dovrai finire
Non mi dire che tu sai predire l'avvenire
Solo sangue scende, il cielo nero vinile
Mentre una biro collegata sputa la bile
E sognare non vuol dire che stai lì a dormire
Essere per strada non è stare in un cortile
In fondo noi siamo bravi a farci capire
Tu continua a guardare l'artista e non quanto è abile
A usare puntine, pu-pu-puntare alle rime
Che è come uccidere però non essere mai condannabile
Fino alla fine, per questo fino alla fine
La musica sarà il gonfiabile, noi il gas infiammabile
Fuoco oltre le linee, cosa divide un confine?
Cosa deprime le nostre vite?
Un gioco, con due dischi potrà sembrarti
Poco, ma ti porterà in un altro luogo
Dite quello che dite, viviamo come in una giungla
Di deficienti sempre più folta
Da quando la lista dei tuoi sogni è diventata più lunga
Qui la lista della spesa è più corta
Ride la gente ride, non ascolta
Cercano una penombra che nasconda
Si alzano i gradi, la testa è sgombra
-(2)
Sai che principeggiare è un'arte
E che ogni principe che si rispetti
Deve essere blu come il cielo, avere virtù
Trafiggere spettri
Ogni principe che si rispetti
Dovrebbe tenere un cavallo fedele
Da trattare come lo spirito
Come chi naviga fa con le vele
E conoscere i nomi di tutti i velieri
E conoscere i nomi di popolazioni
Che portano nuovi misteri da terre straniere
Instaurare la pace tra fate e i gnomi nei boschi uggiosi
E difendere il re e la regina
Mostrando vigore alle prime occasioni da eroi coraggiosi
E tenere i segreti
Perché un mentore dice "Diventerai uomo"
E fidarsi di un mago che sogna quel giorno
Di stare affiancato a quel trono
Fare a gara con gli altri principi
Per la difesa della principessa
Solo il principe che potrà vincere il drago
Che poi manterrà la promessa
E se un mentore molto potente nei suoi malefici
Facesse un siero
Da far bere ai più grandi nemici del principe
In modo da renderlo fiero
Lui non era un grande guerriero a cavallo
Non era lui che dava il fieno
L'altro principe che ostacolava il suo piano
Si crede anche un principe vero
-(3)
L'ottava bolgia forgia fiamme mentre il giorno muore
Dentro ogni fuoco c'è lo spirito di un peccatore
C'è un grido stanco di dolore, l'eco fa rumore
Di chi cercava nuovi mondi in acque senza amore
Dove l'onore si fa largo navigando al largo
Esseri umani come schiavi dentro navi cargo
Nel porto gelido letargo come in un embargo
La fedeltà premia l'attesa dentro gli occhi d'Argo
E questa schiuma che profuma e mi sussurra lieve
E mischia l'alba alle correnti nella vita mia
Muove il traguardo verso nuove mete greche
Mentre mi incanto alla follia di questa sinfonia
Io che vidi le eclissi, che vinsi Calipso
Che vinsi gli abissi fra gli istmi mai visti
Che vinsi e sconfissi, sì, Scilla e Cariddi
Ora riposo sui fondali dell'Andalusia
Quando il ciclope mi parlò io risposi "Nessuno"
E quando il mare ci affondò io risposi "Nettuno"
Quando il cavallo in legno entrò io scomparvi nel fumo
Poi dopo Circe navigammo al quinto plenilunio
Verso quei lidi inesplorati dove il sole desta
Cantami Musa dell'eroe di Grecia e le sue gesta
Che brucia lento tra le fiamme al canto della Bestia
Che sfidò il fato fino all'ultima triste tempesta
La poesia è alterazione delle normali regole grammaticali attraverso la scrittura in versi che riesca a veicolare un messaggio, ed indubbiamente anche la poesia contemporanea si serve della forza espressiva della musica, che può rendere ancora più efficaci le figure retoriche di suono: esistono alcuni autori, come Caparezza, che fanno dei giochi di suono un fattore così importante nella propria scrittura da rendere il testo incompleto se letto senza musica, come nell’estratto (4) si vede chiaramente.
-(4)
Puntavo ad essere un campione dei Novanta
Ma persi come quel campione dell'Olanda
Cacciato via dalla stazione di Egolandia
Passavano sopra il mio nome in retromarcia
Dicevano quello è uno zero, zero
Dal microfono, lontano dallo zero, zero
Del binocolo, rinato come Zero
Dio benedica gli anni zero
Affanni e zelo
Campione dei Novanta
Ci accorgeremo del valore della poesia contemporanea con il passare del tempo, come è accaduto con la poesia futurista, bistrattata al tempo dai contemporanei, perché “Ogni opera d’arte è stata arte contemporanea”.
Carlo Philip Carretta, IVA